In viaggio per una fermata sul treno della vita, con Marina Tsvetaeva. (parte prima)

Presentazione e cronaca di una traduzione italiana di “Моим стихам…” (parte prima)(*)
 

Mi piace la lingua russa. Nonostante la mia conoscenza della lingua russa sia elementare, ne apprezzo i suoni, la musicalità, e il ritmo che riesce a trasmettere. La complessità e articolazione dei significati possibili mi è ancora ostica, ma, per mia fortuna, ho un accesso privilegiato e profondo a questi, grazie a mia moglie Margarita Khrustaleva, che non solo è russa, ma è di grande sensibilità come solo gli artisti veri sanno essere. Con lei ho letto alcune cose di grandi e “piccoli” scrittori e poeti russi.

Grazie a lei ho conosciuto Marina Tsvetaeva, e sfogliando alcune sue poesie, senza ancora neanche comprenderle o quasi riuscire leggerle (!), ne apprezzavo la semplice disposizione grafica dei segni, che già da soli, mi davano la sensazione di una musicalità e ritmo particolari. Questa sensazione si è confermata poi dalla lettura e dall’ascolto.
Particolarmente mi ha colpito questa breve poesia “Moim stikam”. Non so perchè. Ripeto la prima volta che l’ho incontrata riuscivo appena a leggerla. Ma ho sentito come un bisogno di conoscerla e capirla, sentirla.

Quando ho chiesto a mia moglie di leggerla per me, ho sentito come una musica dentro. Io non conoscevo nulla di Marina. E solo più tardi, mentre lavoravo alla traduzione, quasi ossessionato dalla ricerca del ritmo e dei suoni giusti, ho comiciato a leggere altre sue poesie e articoli di grandi studiosi, che mi confermavano in quello che era stata solo una intuizione, una scelta istintiva.

Per esempio:
«Scrive di lei Iosif Brodskij ne Il canto del pendolo «Sul piano formale è considerevolmente più interessante di tutti i sui contemporanei, compresi i futuristi, e le sue rime sono più inventive di quelle di Pasternak». Nella sua poesia c’è una sorta di partitura musicale. Scrive Marina ai suoi lettori: «Il mio libro deve essere eseguito come una sonata. I segni sono le note. Sta al lettore realizzare o deformare». 1 (Книга должна быть исполнена, как соната. Знаки-ноты. В воле читателя осуществить или исказить)

Naturalmente ho trovato alcune traduzioni in italiano di questa poesia, e subito ho notato come nella traduzione (di questa come di altre sue poesie), si perdevano proprio quelle caratteristiche che invece mi avevano attirato e affascinato da subito. Il ritmo, la musicalità, la sonorità erano irrimediabilmente perduti.

Ovviamente capisco bene come sia un compito generalmente quasi impossibile tradurre una poesia da una lingua ad un’altra conservandone anche le sonorità e i ritmi. E, se occorre fare una scelta, tra conservare il ritmo o il significato, come sia quasi sempre più giusto privilegiare il secondo piuttosto che il primo.

Ma ascoltando e riascoltando questa poesia (ancora una volta grazie Margarita), sentivo, come una ferita, la mancanza di una traduzione che rendesse giustizia alla forma e alla “musica” che essa contiene.

Ecco per esempio la traduzione di P.A. Zveteremich 2(*) forse il primo in europa a tradurre le poesie di Marina.

Ai miei versi scritti così presto,
che nemmeno sapevo d’esser poeta,
scaturiti come zampilli di fontana,
come scintille di razzi.

Irrompenti come piccoli demoni
nel sacrario dove stanno sogno e incenso,
ai miei versi di giovinezza e di morte,
versi che nessuno ha mai letto!

Sparsi fra la polvere dei magazzini,
dove nessuno mai li prese né li prenderà,
per i miei versi, come per i pregiati vini,
verrà pure il loro turno.

E’ una traduzione molto corretta dal punto di vista del significato. Quasi letterale, se si esclude il verso numero 8 (dove aggiunge il pronome “nessuno”, e il verso 12 dove aggiunge l’avverbio “pure”, forse nel senso di “finalmente”, che disapprovo leggermente perché esprime un significato rafforzativo di una aspettativa o desiderio che si realizza, che, a mio parere, va un poco oltre le intenzioni di Marina.

Io penso infatti che questo verso (“Настанет свой черед” “verrà il loro turno”) aveva più il significato di una profezia, come la previsione di qualcosa che inevitabilmente sarebbe accaduto prima o poi, piuttosto che quello di una aspirazione o di un desiderio di affermazione. Ma sono sottigliezze. In sostanza una ottima traduzione dal punto di vista del significato, anche se importanti segni come i trattini, le virgole, le parentesi e punti esclamativi, sono scomparsi…ma soprattutto… la struttura, il ritmo, la “musica” non c’è più. Il lettore italiano non può avere alcuna idea di questa.

Chi conosce il russo credo capisca chiaramente quello che intendo. Chi non lo conosce può ascoltare la dizione di questa poesia da parte di diversi dicitori, (ce ne sono moltissimi, dal momento che questa poesia è molto famosa in Russia),. Quelli che seguono sono alcuni esempi, il primo dei quali è quello che preferisco, per la sua naturalezza. Anche se sempre trovo che quando qualcuno legge i versi di un poeta, tende a “poetizzare” più del necessario. In fondo tradendo un poco la poesia stessa.

https://www.youtube.com/watch?v=B78OFUipFEQ (Алиса Фрейндлих – quasi naturale)
https://www.youtube.com/watch?v=QEKMLDD-YWc (enfatico tradizionale)
https://www.youtube.com/watch?v=0Y5djzB1Cdw (Вера Воронкова.- crescendo come una sola frase)
https://www.youtube.com/watch?v=AZMdRNIpRz4 (con la tosse)
https://www.youtube.com/watch?v=29ch7l71Dos (sciatta senza sentimento)
https://www.youtube.com/watch?v=fMiIvvfgiGY (da bambina)
https://www.youtube.com/watch?v=52LJxsrMhKY (con immagini e un poco enfatica)

Trovo che una poesia dovrebbe essere letta rispettando il più possibile la scrittura (io dico come fosse una “partitura” musicale), dove pause e accenti vanno rispettati ed eseguiti così come sono. Sono stato felice di scoprire che questo era proprio quello che Marina intendeva. Certo, ci sono anche poesie dove questo non conta molto. Ma ho imparato, che specialmente nelle poesie di Marina, virgole, trattini, accenti, suoni, hanno un grande peso. Lo spazio per la interpretazione dovrebbe stare dentro questi limiti. E spesso non è così.

Ma per tornare alla traduzione di questa poesia di Marina, oltre alla traduzione di Zveteremich, in rete ho trovato qualche altra traduzione, ma tutte con lo stesso limite: rispettano il significato, ma completamente rinunciano alla struttura, agli accenti, alle rime. Sentivo questo come una perdita grave per il lettore italiano.

Per esempio:
Ai miei versi scritti così presto
che nemmeno sapevo d’esser poeta,
scaturiti come zampilli di fontana,
come scintille dai razzi.
Irrompenti come piccoli démoni
in un sacrario di sogno e d’incenso,
ai miei versi di di giovinezza e di morte,
versi che nessuno ha mai letto!
Sparsi fra la polvere dei magazzini,
dove nessuno li prese o li prenderà,
i miei versi, come i vini pregiati,
avranno la loro ora.

Tratta dal sito di Angela greco
https://ilsassonellostagno.wordpress.com/2012/06/28/ai-miei-versi-scritti-cosi-presto-di-marina-cvetaeva/

Un’altra buona traduzione, ma un altra poesia senza “musica”.
E un altra ancora tratta dal sito di Gaia Cultrone
https://fischidicarta.online/blog/marina-cvetaeva-poesie/


Ai miei versi scritti così presto,
che nemmeno sapevo d’esser poeta,
scaturiti come zampilli di fontana,
come scintille dai razzi.
Irrompenti come piccoli demoni
nel sacrario dove stanno sogno e incenso,
ai miei versi di giovinezza e di morte,
versi che nessuno ha mai letto!
Sparsi tra la polvere dei magazzini,
dove nessuno mai li prese né li prenderà,
per i miei versi, come per i pregiati vini,
verrà pure il tempo.

Buone traduzioni, con buone scelte di parole, ma oltre alla perdita della musicalità originale, mi stupisce un poco anche l’introduzione di “punti”, non presenti nel testo originale, che spezzano l’unità della poesia e l’assenza dei famosi “trattini”.

Così, insomma, mi è venuta la pazza idea di provare a trovare una traduzione che, mentre esprimeva il più possibile correttamente il suo contenuto, ne mantenesse il più possibile anche la forma.
Non sapevo che era iniziato un viaggio: il mio viaggio nel mondo di Marina.

E’ cominciato così un lavoro durato più di un mese (anzi quasi due), che ha assorbito quasi tutto il mio tempo libero e buona parte anche delle notti, alcune delle quali passate a sognare di questa poesia. Anche studiando e leggendo altre sue cose, delle sue poesie e della sua vita. Solo la pazienza di mia moglie ha permesso di arrivare alla fine, attraverso una quasi crisi coniugale, poiché per tutto il tempo io sono stato come in trance, seguendo e inseguendo parole e ritmi, quasi dimentico di tutto il resto.

All’inizio la mia analisi è stata piuttosto istintiva, ne ripetevo i versi ritmandone semplicemente la cadenza e gli accenti. Alcune soluzioni nascevano spontanee. Altre mi portavano fuori strada e alcuni versi sono stati una vera sfida, rispetto all’obbiettivo che mi ero posto, essendo l’italiano una lingua così diversa (nella struttura) dal russo. Però, forse dirò una cosa che sembrerà strana, invece io ho sempre sentito nel flusso globale della sonorità della lingua russa, una certa affinità con l’italiano.

Mano a mano che procedevo e costruivo ipotesi diverse di traduzioni dei singoli versi o delle singole parole, entravo più profondamente nella struttura di questa poesia.
Più andavo avanti e studiavo anche le cose dette da altri a proposito di Marina, più mi rendevo conto che stavo affrontando uno dei mostri sacri della poesia russa. Forse, se lo avessi saputo prima, avrei avuto pudore e non avrei mai tentato di fare questa traduzione. Ma ormai ero in ballo e dovevo ballare.

Più procedevo più l’iniziale istintiva percezione della struttura tendeva a tradursi in qualcosa di più definito e metodico. Alla fine mi sono trovato a lavorare come un ricercatore che cerca di capire la struttura di un essere vivente, traducendo una forma viva in uno schema matematico.chimico e come un solutore di puzzle che cercava di mettere assieme i vari pezzi possibili che andavo costruendo, da sistemare nella struttura che da istintiva è diventata mano a mano molto più definita. Ma tutto questo sempre sentendo dentro di me lo spirito e le vibrazioni misteriose che questa poesia mi ha suscitato fin dall’inizio.

Proverò ora a presentarvi questa struttura, ma devo dire che alla fine, le mie scelte conclusive (specialmente quando ero in dubbio) sono state dettate dal sentimento, dalle sensazioni, dalle emozioni che il testo mi dava. Nè più ne meno come una frase musicale può essere analizzata in mille modi matematici, ma alla fine ciò che conta è quello che arriva all’anima. In verità, potrei quasi dire che l’analisi della struttura mi è servita a capire che cosa avevo già fatto, piuttosto che aiutarmi a farlo.

ANALISI DELLA STRUTTURA originale e confronto con la struttura della traduzione.

Ecco il testo originale:

Моим стихам, написанным так рано,
Что и не знала я, что я — поэт,
Сорвавшимся, как брызги из фонтана,
Как искры из ракет,

Ворвавшимся, как маленькие черти,
В святилище, где сон и фимиам,
Моим стихам о юности и смерти,
– Нечитанным стихам! —

Разбросанным в пыли по магазинам,
(Где их никто не брал и не берет!),
Моим стихам, как драгоценным винам,
Настанет свой черед.

Ho visto che in rete il testo non è sempre esattamente lo stesso. Alcuni testi riportano l’ottavo verso senza il secondo trattino, e il decimo verso senza le parentesi e anche senza il punto esclamativo. Ma anche nelle versioni in stampa. Per esempio questo accade nella edizione della издательство АСТ, Москва 2018. Io mi sono attenuto alla versione pubblicata dalla издательство АЛЬФА-КНИГА, Москва 2017. Ho la sensazione che un editore può forse togliere qualcosa, ritenendolo a torto ridondante, ma più difficilmente aggiungerebbe qualcosa al testo originale.

La struttura è, abbastanza classica, abbastanza riconoscibile anche per uno come me non esperto e senza pedigree accademico specialistico. Ecco i quattro aspetti che ho tenuto in considerazione.

1) La poesia, formalmente è costituita da una unica frase (!).
Questa è suddivisa in quartine (quattro versi) ognuna con rime di tipo ABAB
per esempio:

Моим стихам, написанным так рано,
Что и не знала я, что я — по
эт,
Сорвавшимся, как брызги из фонт
ана,
Как искры из рак
ет

e così via.

2) Confesso che nelle prime fasi dell’analisi mi sembrava che in ogni quartina, i primi tre versi fossero endecasillabi (composti cioè da 11 sillabe) e il quarto verso da 6 sillabe. Ma questo è in parte vero (per le quartine successive) solo dal punto di vista puramente grammaticale. Dal punto di vista del suono invece la situazione della struttura di ogni quartina è una sequenza come questa:
1 verso: 11 sillabe
2 verso: 10 sillabe
3 verso: 11 sillabe
4 verso: 6 sillabe
In parte mi ero ingannato per via della mia scarsa conoscenza della pronuncia russa, (spiegherò dopo in che senso) e in parte perchè consideravo inizialmente i trattini come una pausa, sostitutiva di una sillaba (beata mia ignoranza), e invece va considerata come una pausa in sé, ma distinta dalle altre sillabe, e allo stesso modo di una virgola o di un punto, si sente come pausa o rallentamento nella dizione, ma non entra nel computo metrico delle sillabe.

Per fortuna, al di là di tutti i conteggi matematici, le mie orecchie mi dicevano che la struttura, apparentemente più logica di 11, 11, 11, 6, non era quella corretta, e che invece la struttura corretta è 11, 10, 11, 6. Come ho detto tornerò su questo più avanti.
A proposito dei trattini che Marina usava sovente. Alcuni dicono smodatamente. Altri, proprio il contrario.

<<Qualche tempo fa commentando l’uso/abuso delle lineette da parte di una poetessa, pubblicata sulla Rivista internazionale L’Ombra delle Parole, Antonio Sagredo invitava alla lettura di Marina Cvetaeva da lui definita «maestra» nell’uso delle lineette.>>3
Io, non saprei dirlo. Sono fondamentalmente un ignorante. E conosco poi così poche poesie di Marina. Ma, almeno in questa poesia, io li trovo assolutamente appropriati e significativi.

3) Oltre alle sillabe e alle pause, è per me molto importante dove cadono gli accenti. Beh, credo non solo per me. E’ abbastanza ovvio. Questi determinano in maniera decisiva l’andamento ritmico del verso. Rispettare, cercare di rispettare questo, è stato quindi per me fondamentale.

Nella traduzione volevo evitare ogni deviazione dall’andamento ritmico originale . Qui entra in gioco il mio passato di musicista mancato. Quindi ho costruito praticamente una quasi-partitura musicale del ritmo del testo, traducendo le parole con i loro accenti in una struttura quasi come con le note su un rigo musicale.

4) Infine i suoni e i significati di certe parole e le relazioni tra i suoni di certe parole con le successive per me avevano un valore speciale. Si veda per esempio l’alliterazione“ Сорвавшимся” e “Ворвавшимся”. Oppure l’assonanza tra “ брызги” e “ искры”, o il suono delle parti finali dei versi рано-фонтана, e черти-смерти, o gli accenti forti sulle sillabe conclusive di поэт e ракет, o di берет e черед… tutte cose che a mio parere danno un gusto particolare al testo.

—-

Tutte queste 4 caratteristiche volevo cercare di mantenere, insieme naturalmente al significato, che è assolutamente fondamentale, come il sangue che circola nella struttura dell’apparato circolatorio. Costruire una struttura molto simile ma perdendo il significato sarebbe stata una operazione assolutamente stupida e inutile. A che serve un apparato circolatorio perfetto se nessun sangue vi scorre?
Quindi tutta questa ricerca della forma va intesa sotto il vincolo primo del rispetto del contenuto.

Per darvi una idea dello schema, che alla fine mi sono reso conto stavo seguendo, ho costruito alcune tabelle:
(poesia originale, con suddivisione in sillabe – punto 2)
Questa è stata la mia ipotesi di struttura metrica del testo originale.

E’ per me interessante notare come nel verso numero 8 ci sia l’uso di due trattini. Mi sono chiesto perché? Perché due trattini? Se il trattino equivale ad una pausa allora questo verso è come sospeso tra due pause. Mi sembra una specie di verso fuori contesto. Forse a rappresentare una frase come solo pensata, come detta a sé stessa. In musica questo mi sembra equivalga a qualcosa come due pause “ad libitum” (a piacere dell’esecutore), proprio per decontestualizzare la frase musicale e isolarla dal resto.

Sempre dal punto di vista metrico, è interessante notare nel verso n. 6 e nel n.9 tecnicamente ci sono 12 sillabe, ma in realtà la sillaba “B”, per chi legge in russo quasi non si sente- Almeno in questa poesia. Non conosco le regole della sillabazione poetica russa, ma questo assomiglia un poco al meccanismo della sinalefe italiana che sintetizza e conteggia in una sola sillaba due componenti sillabiche in certe condizioni (tipicamente una vocale finale con la vocale inziale della parola successiva).

Un esempio è la famosa “selva oscura”, che grammaticalmente sarebbe suddivisa in 5 sillabe “sel-va o-scu-ra”, ma che poeticamente diventano 4: “sel-vao-scu-ra”, perchè questo riflette il modo in cui le parole sono effettivamente pronunciate da un umano italiano, come un tutt’uno. Questo, in un primo momento mi aveva tratto in inganno e perdonate (ancora) la mia ignoranza.

Un poco misterioso (per me) è il verso n,10, “(где их никто не брал и не берет!) “racchiuso tra parentesi. Perché? In fondo sta solo ripetendo il concetto del verso Nechitannim stikham! Lì messo in evidenza , o meglio isolato da due trattini. Qui racchiuso tra parentesi.

Consentitemi una notazione da psicologo. Le parentesi isolano dal contesto mentre contengono, trattengono. Sembra che il poeta voglia trattenere la sua emozione, la sua rabbia per la trascuratezza cui sono sottoposti i suoi versi. Quasi che il poeta tema di perdere il controllo, e l’emozione lo tradisca. E ha ragione. Che cosa di più tragico per un poeta che vedere trascurati e inascoltati i propri versi?

(poesia originale, con evidenziazione degli accenti – punto 3)
Ecco la tabella dell’andamento degli accenti .In rosso le sillabe dove cade l’accento (in viola accenti secondo me presenti, ma secondari)

Ancora non è chiarissima, perchè ho lasciato i segni di punteggiatura e i trattini. Se elimino questi e lascio solo le parole con la giusta sillabazione poetica (cioé seguendo il suono delle parole e applicando la “sinalefe” al testo russo), ecco la reale struttura:

Come vedete, anche visivamente, una struttura molto regolare, a dispetto delle variazioni della “melodia” delle parole. Proprio come si conviene ad uno spartito di musica.

Costruire una traduzione che rispettasse questi 4 punti precedenti insieme al significato sostanziale, quanto più aderente possibile all’originale, è stata una impresa faticosa ed esaltante insieme. Non so se il risultato sia soddisfacente. Il giudizio spetta a ciascuno dei lettori. Anzi sicuramente non ho potuto raggiungere il 100% di quello che mi ero prefisso, ma credo che alla fine qualcosa di più il lettore italiano, possa sentire.

Ecco la struttura della mia traduzione anche in questo caso già depurata da segni di punteggiatura e trattini, e la sillabazione, naturalmente applicando la sinalefe:

Non voglio dilungarmi molto ancora. Dico solo che il verso n.2 della mia traduzione è trascritto come di 11 sillabe. In realtà grammaticalmente sono 11 ma con la fusione (la sinalefe) sarebbero 10. Come richiesto dalle mie condizioni. Ma, dopo la parola “io” “Я”, c’è una virgola, che in parte rompe la sinalefe. E al mio orecchio questo è bene, perchè consente di mantenere poi un ritmo simile alla poesia originale e la stessa cadenza sulla parola fondamentale “poeta” “поэт”.

In questa immagine vedete il confronto tra le due strutture.


Bene se adesso facciamo la sovrapposizione dei due schemi possiamo avere una idea anche visiva di come la mia traduzione rispetta o non rispetta l’andamento della poesia originale.
Ecco il risultato. (grafico sovrapposto)

Le parti in bruno scuro o chiaro (ottenute dalla sovrapposizione del rosso e del viola con il verde o l’azzurro) rappresentano quindi la giusta corrispondenza tra il ritmo della mia traduzione e la versione originale. Quelle in rosso o verde (o viola e azzurro) rappresentano le discrepanze ritmiche tra la mia traduzione e l’originale. Non è perfetta, non sono riuscito a fare meglio, ma sono abbastanza soddisfatto, tenendo conto che c’erano anche molte altre importanti condizioni da soddisfare.

Oltre a tutta questa attenzione alla struttura ritmica, che naturalmente ha anche rispettato la base ABAB delle quartine , e particolarmente sono contento di avere mantenuto l’intera struttura come una unica frase anche in italiano.

VERSIONE PER RUSSI
Ma moltissimo tempo ha preso la ricerca delle giuste parole. Ho cercato anche di mantenere la forza di certi termini come spruzzi “брызги” e “искры” e sprizzi, certe allitterazioni e così via.
Non entro qui con voi nei dettagli dei significati delle parole scelte in italiano. Su questo mi confronterò con i lettori di lingua italiana, che rimando a un ulteriore parte del testo.

A conclusione di questo piuttosto lungo e dettagliato resoconto dei processi e delle analisi che si sono generati in me durante (e dopo) la traduzione, voglio ribadire che tutta questa “teoria”, è venuta nel corso del mio lavoro. Quasi come risultato secondario della mia ricerca, che in realtà è stata guidata dal mio orecchio e dai miei sentimenti.

E alla fine potrei, forse presuntuosamente, dire come certi maestri di arti marziali: “Impara la tecnica, sii preciso e cerca la perfezione, ma poi dimentica tutto questo e semplicemente agisci”.
Ecco, semplicemente, leggete, ascoltate. E basta.

Pei versi miei, dall’epoca lontana,
Che non sapevo io, ero – poeta,
Sgorganti, come spruzzi di fontana,
E sprizzi di cometa,

Irrompenti, come folletti sorti,
Nel sacrario, tra sogni e olibano,
Pei versi miei di giovani e di morti,
– Mai letti da un umano! —

Dispersi in polverosi magazzini,
(Da lì nessun li prese o prenderà!),
Pei versi miei, quali preziosi vini,
Il turno lor verrà.

Citazione da: https://lombradelleparole.wordpress.com/2016/05/17/marina-ivanovna-cvetaeva-1892-1941-poesie-inedite-versione-a-cura-di-donata-de-bartolomeo-e-kamila-gayazova-scrive-di-lei-iosif-brodskij-ne-il-canto-del-pendolo-sul-piano-formale-e-con di Donata De Bartolomeo


(*) (Questo testo è stato presentato al pubblico il giorno 6 Agosto 2018, presso la Biblioteca Municipale Centrale di Sasovo, regione di Ryazan – Центральная библиотека имени Новикова-Прибоя г. Сасово ,Рязанской области.